destionegiorno
Se riva' a le vigne
quanno tra le canne
il sole sale e scenne
e lento poi se spegne.
C’evo a mezza costa
un pezzo de... leggi...
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A sinistra c‘è la Pescheria,
al centro, i formaggi e la verdura,
in alto frutta, posta con gran cura
e tutta a destra, la Macelleria.
I quattro venditori hanno premura
di provvedere agli otto clienti:
quattro di essi si portano... leggi...
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Non so se sia questione di coraggio
ma ogni volta che sento un'emozione,
se la trascuro e passo a far l'azione,
mi pento di non esser stato saggio.
Di fare i compiti non ne ho intenzione,
io mi comporto sempre tale e quale,
il pomeriggio a... leggi...
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Così il poveretto risente la scossa,
da quando nel parco ha rivisto Vanessa,
lei non lo guarda, lui ha l'aria dismessa,
non mangia, non dorme e stira le ossa.
Il poveretto lavora alla cassa,
nel supermercato della Rimessa,
è... leggi...
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C'era una volta un Re
un po' furbo
e un po' cretino,
aveva mille anni
ma in fondo era un bambino,
aveva tante terre,
castelli, casolari,
aveva cieli e monti
e monti e cieli e mari.
Aveva cento donne
ed una donna in sposa
con tanti tacchi a... leggi...
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L'Inverno a me "mi" piace
perché s'accende il fuoco,
perché le stelle ridono
e il Sole scalda poco.
Del resto che c'importa
se non c'è Primavera,
c'è sempre la Befana
e tutto quel "che... leggi...
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Questa è una poesia erotica: se può turbare la tua sensibilità o se non hai più di 18 anni dovresti evitare di leggerla. |
dionisio moretti
Poesia a tema sull'argomento 'Dove grida l'amore '
E' capitato appena dopo cena
in quel locale, in Via della Leonessa,
con il morale morso dalla pena
di chi sente d'entrare in una fossa.
Eppure la musica è sommessa
e mentre sorseggia un bicchierino,
lei lo guarda, distante, è un po' perplessa
ma quando la saluta, fa un inchino.
E' bella la legna sul camino!?
- lei azzarda e lui diventa rosso –
L'ho sempre amato, fin da ragazzino,
mi piace ammirarlo appena posso;
rivedo storie che m'hanno commosso,
siedo davanti e vago con la mente,
ripenso a quella volta, dentro un fosso,
il sole che filtrava, vagamente...
Ti manca? – gli fa lei, distrattamente -
a proposito, piacere, Cherubina,
è bello parlare con la gente.
Io son di qua e tu? Io di collina.
Hai già mangiato? Ti prendo una piadina,
o preferisci un pezzo di torta?
- aggiunge lei - Ne mangio ogni mattina,
l'ho in frigo, la strada intanto è corta.
Ma non vorrei... E dai, che te ne importa?...
alla dieta ci pensi un altro giorno,
stasera te ne fai una bella scorta
di quella fatta in casa, cotta al forno.
Prepariamo il tavolo in soggiorno,
le cose le teniamo chiare e scisse:
io penso al primo, tu pensi al contorno,
io sarò Penelope, tu Ulisse.
Che genio! - dice lui - chi lo descrisse,
senza mai pace tra i suoi viaggi persi,
mi angoscia e mi esalta come visse!...
Penelope comincia a compiacersi.
Adoro - dice lei - chi scrisse in versi,
quel viaggio dopo quella guerra folle,
gli eroi testardi, i compagni persi,
le donne mitiche che volle e non volle.
Lei si solleva sulle gambe snelle
perché lui la porti dentro il cielo,
rimbalza lo stupore tra le stelle
quando gli stacca dal naso qualche pelo.
Poi s'inarca, gli sale sulle spalle,
lo graffia con la furia di un rapace
e mentre il sangue grida sulla pelle
Penelope, dentro, si compiace. |
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